venerdì 2 dicembre 2011

Entrai in un teatro a pregare..

Ognuno ha il suo Dio, anche gli atei. 
Credo soprattutto che ognuno abbia il posto in cui incontra il suo Dio, la sua Chiesa personale. 
Per me questo posto è il teatro, anzi, un teatro, uno qualsiasi.


Dall'architettura di rito del teatro all'italiana, che evoca un gusto e un'accuratezza a cui è sempre di più attaccata l'etichetta del passato, allo spettacolo in sé per sé, capace di riunire l'attore e gli spettatori nella loro essenza più profonda, quella di uomini, che tutti ci accomuna.


"Il teatro è vecchio quanto l'uomo. Gli è incollato come il suo doppio. Tutte e due sono inseparabili e, più generalmente ancora, il gioco del teatro, nella sua essenza, è inseparabile da qualsiasi essere vivente" -J.L Barrault


Ognuno ha una fede codarda, che non riesce a mettere in discussione; ognuno ha una falla di paura che chiude con una fiducia cieca, pur di non allagare. 
Forse sarebbe meglio riscrivere questa frase con l'acuta ironia del Signor G 
"Per un attimo, anche se solo per un attimo, ho avuto paura di non essere neanche una merda!" 
(Anarchico, Giorgio Gaber). 


Si, abbiamo bisogno di certezze, anche le peggiori. 


Credo nel teatro come credo in quell'Arte che, nonostante tutto, non sa smettere di credere nell'uomo, anche se solo per un attimo. 




Luca e Paolo in "Non contate su di noi"